Meditazione IIIa Domenica dopo Pasqua B

 



Ricordiamo davanti a te, o Signore

Ricordiamo il grave incidente avvenuto nella struttura idroelettrica di Bargi, sul lago di Suviana, Il disastro si è consumato in pochi minuti alle 14.30, martedì 9 aprile, quando l’esplosione di una turbina ha innescato un vasto incendio a cui è seguito un allagamento e poi il crollo di un solaio nella centrale idroelettrica di Bargi. Gli operai che lavoravano alla messa in opera di adeguamenti della centrale, non hanno avuto scampo.

Sono decisioni disperate quelle a cui è chiamato il personale sanitario in servizio a Rafah. Dopo sei mesi di conflitto fra Israele e Hamas, la devastazione delle strutture ospedaliere mette quotidianamente a rischio la sopravvivenza dei neonati e delle loro mamme.

Dalla fine di febbraio la situazione della sicurezza nell'area di Port-Au-Prince, capitale di Haiti, è notevolmente peggiorata a causa dell'azione di molteplici bande. Quasi 95.000 persone sono fuggite negli ultimi 30 giorni verso le province haitiane.

Sono già 4,4 milioni i contagi da febbre dengue registrati nei Paesi dell'America latina e dei Caraibi nelle prime 15 settimane dell'anno. 

Brasile. La ong Earthside denuncia il 'cotone sporco' dei colossi della moda. Due marchi europei sarebbero "vincolati" ad attività illegali di deforestazione su larga scala in Brasile, quali esproprio di terre, corruzione e violenza nelle piantagioni di loro proprietà.  il cotone certificato come etico dal più grande sistema di certificazione al mondo, Better Cotton, risulterebbe invece "contaminato" da numerosi reati ambientali. Questo cotone viene poi esportato a diversi produttori asiatici che insieme producono annualmente circa 250 milioni di capi di abbigliamento e articoli per la casa.

Almeno 38 migranti, tra i quali dei bambini, sono morti quando la loro imbarcazione è affondata al largo delle coste del Gibuti. Le 38 vittime erano cittadini etiopi la cui imbarcazione, diretta in Yemen.

Il caporalato entra a scuola: in Sicilia docenti costretti a pagare il pizzo. Sarebbero stati costretti a restituire parte dello stipendio, dopo averlo incassato, e a lavorare più ore del previsto. I carabinieri della Compagnia di Cefalù hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Procura nei confronti di cinque indagati, accusati, a vario titolo, di estorsione e sfruttamento del lavoro.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

Ucraina, aperto da Unicef a Odessa uno spazio sicuro per bambini e famiglie. Presso la stazione ferroviaria della città meridionale ucraina inaugurato uno Spilno Child Spot. Diffusi in 22 regioni del Paese, si tratta di luoghi per aiutare i genitori con i figli minori e offrono supporto essenziale come consulti medici o assistenza abitativa, servizi di sostegno psicosociale.

Il genocidio del 1994 nel Rwanda, che viene ricordato in questi giorni, è stato una tragedia che ha dimostrato quanto male possa arrecare l’odio. Trent’anni dopo, grazie agli sforzi per la riconciliazione e l’unità, il Paese, che era diviso, sta adesso lavorando per il suo sviluppo e la ricostruzione.

La presidente dell'Associazione delle "Abuelas de Plaza de Mayo" (le nonne di Piazza di Maggio), Estela de Carlotto, riceverà il 17 aprile dall'Università degli Studi Roma Tre una Laurea Honoris Causa "per il suo impegno civile, umano e culturale unanimemente riconosciuto". Un'iniziativa, si legge in una nota, che "consente di fare memoria della tragedia dei desaparecidos consumata in Argentina con il colpo di stato militare del 1976".

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a

disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…


Vienici incontro, o Signore, quando, delusi perché non succede nulla, siamo tentati di tornare indietro, di riprendere le abitudini di sempre. Dopo la notte di ogni allontanamento, donaci di ritrovarti all'alba per riconoscerti nostro unico Signore. Amen

Atti 3, 13-15. 17-19; 1Gv. 2, 1-5a;

Lc. 24, 35-48

35 Ed essi (i due di Emmaus) raccontarono ciò che era accaduto lungo il cammino e come l’avevano riconosciuto allo spezzare del pane.

36 Mentre parlavano di queste cose, Cristo stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: Perché siete turbati? E perché sorgono dubbi nei vostri cuori? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi ed osservate: un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che io ho”. 40 E mentre diceva queste cose, mostrava loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non riuscivano a crederci ed erano pieni di stupore, egli disse loro: “Avete qualcosa da mangiare?”. 42 gli diedero un po’ di pesce arrostito. 43 Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44 Poi disse: “Era proprio questo che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisognava che si adempia tutto ciò che di me era scritto nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. 45 Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture. 46 Ed aggiunse: “Così sta scritto: il Cristo doveva patire e il terzo giorno risuscitare dai morti; 47 nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati. 48 Voi sarete testimoni di tutto questo.

***

Quanto viene raccontato in questa parte conclusiva del Vangelo di Luca è collocato nella stessa giornata. Viene così sottolineata l’unicità del mistero di Cristo unificatore di tutto: del passato e del futuro, dell’antica alleanza e della nuova. È il compimento.


Inizia con l’esposizione del racconto dei due di Emmaus e termina con la consegna ai discepoli dell’incarico: “Voi sarete testimoni di tutto questo”. Al cuore del racconto troviamo l’esperienza dell’apparizione, le differenti reazioni della comunità dei discepoli e l’istruzione da parte di Gesù a comprendere la sua vicenda all’interno della comprensione delle Scritture: “aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture”.

Questo brano poi ha delle somiglianze con il testo di domenica scorsa: Gesù si presenta in mezzo alla Comunità che è ancora attraversata dal dubbio, consegna il dono della pace, invita a constatare la realtà della risurrezione nella sua vera corporeità. È un racconto che sottolinea altri aspetti rispetto a quelli che rimarcava il Vangelo di Giovanni, ma è evidente che il primo, quello di Luca, ispira il secondo (quello di Giovanni).

Constatando che tutto viene concentrato nell’arco temporale di una giornata e che in un unico momento ci vengono riferite l’evocazione dei due di Emmaus, le reazioni dei discepoli all’apparizione di Gesù, le sue parole circa la sua corporeità e la rivisitazione delle Scritture, il mandato della testimonianza ecc., credo fondato ritenere che il presente brano non corrisponde ad un unico episodio ma ad una sintetica narrazione per illustrare il cammino di fede che una comunità di discepoli è chiamata a compiere per essere in grado di testimoniare la risurrezione con la propria vita.

Assimilare la realtà della presenza di Cristo nella propria vita non è come apprendere una notizia qualsiasi; occorre fare i conti con molte cose, occorre soprattutto assimilare dal Risorto una vita da risorti con Cristo. In altri termini, il discepolo che ha metabolizzato la pasqua del Signore e ora vede le cose come le vede lui, ossia, nonostante tutto, alla luce della speranza del “terzo giorno”. È per questo che, abitato dallo shalom fino al punto di rimettere in piedi le situazioni sbagliate (rimettere i peccati), di tutto questo ne è testimone. È un processo non facile che richiede tempo perché non si compie in un solo momento.

Gli atteggiamenti che contrastano tra loro come lo smarrimento, la gioia, la comprensione, il dubbio, il fraintendimento – è un fantasma (?) – esprimono molto efficacemente quanto tempo e quanto lavorio esige per la comunità assimilare la vita del Signore nel proprio modo di vivere per permettere alla risurrezione di manifestarsi come promessa e possibilità di cambiamento. I sentimenti contrastanti, di cui parla il testo, ci consentono di capire che il cammino (il processo) non è affatto lineare. La nostra stessa fede è talvolta un avanzare a tentoni. In ogni caso, il racconto evangelico non smette di ricordarci che il Signore non ci abbandona a noi stessi mentre lui se ne sta lontano ad attenderci che finalmente giunga a compimento il nostro cammino. Un lapidario “Gesù stette in mezzo” sta a dimostrare che egli rimane presente come Signore Vivente nonostante i ritardi e la durezza di cuore. Rimane cioè sempre in contatto con i nostri dubbi e le nostre paure, con gli slanci e le meschinità per accompagnarci. In qualche modo, i racconti pasquali che troviamo nei vangeli ci fanno capire che queste nostre strettoie sono passaggi necessari (?) per assimilare veramente la potenza della pasqua del Signore. Questa, in fondo, è la ragione principale per la quale Gesù ci consegna, senza esitare, il dono della pace come promessa sicura: “Shalom a voi”. Davvero la nostra esistenza in Cristo può essere paragonata al mare in tempesta, dieci quindici metri sotto l’agitazione delle onde, l’acqua è perfettamente tranquilla.

Per fugare ogni dubbio e paura e trasformare lo smarrimento in gioia, Gesù esibisce le mani e i piedi. In essi sono impressi i segni della sofferenza subita. Segni dell'abominio; segni di un’ingiustizia che s’è accanita contro un uomo innocente straziandolo. Sono le tracce di una condanna. Il mondo dell’ingiustizia lo ha buttato fuori, lo ha espulso come un rifiuto. Eppure ora, quei segni vengono presentati come prove di un cammino che conduce alla pace: “Pace a voi”. Anche Gesù, dunque, ha attraversato le nostre stesse oscurità e ora è con noi Signore Vivente.

Penso che questo necessaria correlazione tra la paura, lo smarrimento con la gioia e la pace sia l’intenzione profonda dell’evangelista nell’accentuare la corporeità di Gesù vivente:

40 E mentre diceva queste cose, mostrava loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non riuscivano a crederci ed erano pieni di stupore, egli disse loro: “Avete qualcosa da mangiare?”. 42 gli diedero un po’ di pesce arrostito. 43 Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”.

Per l’evangelista è decisivo che tra il Signore Vivente e quel Gesù che è stato crocifisso vi sia piena corrispondenza. Se così non fosse, se ci si dimenticasse dell’oscurità della croce, davvero il Signore sarebbe un fantasma. Un fantasma creato dai mille spiritualismi alienanti di ogni epoca. Come si potrebbe annunciare ai crocifissi della storia, donne e uomini oppressi dal male, schiacciati dalla colpa, derubati dalla speranza, umiliati nella dignità che li attende un giorno nuovo?

Del resto, basta comprendere il filo rosso delle Scritture – l’intelligenza delle scritture – per capire che questo è il modo di agire del Dio di Abramo, di Mosè, di Israele, dei profeti, di Maria e di Gesù. Dio è Dio della vita e salva in situazione di morte.

Grazie a quel indizio delle mani e dei piedi, i discepoli sono introdotti alla rivisitazione di tutto il percorso del Signore e “all’intelligenza delle Scritture”.

Cosa dicono le Scritture? Se ci sarà liberazione, sarà perché qualcuno entrerà dentro ferite provocate dal male con amore, non con odio né con rassegnazione, e se ne farà carico portandone le conseguenze.

Quei segni del male subito diventano indizi di nuove possibilità per credere che il cambiamento è possibile, che le nostre stesse ferite, disarmonie, complicazioni e conflitti possono guarire e che ha significato consegnare cuore, anima e forze a quel progetto annunciato e testimoniato da Gesù di Nazareth che si chiama Regno di Dio.


Salmo 4

Quando t’invoco, rispondimi,

Dio della mia giustizia!

Nell’angoscia mi hai dato sollievo;

pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore

fa prodigi per il suo fedele;

il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,

se da noi, Signore,

è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento,

perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.


Meditazione IIa Domenica dopo Pasqua

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore

Myanmar, i Rohingya senza cittadinanza ma costretti ad arruolarsi nell'esercito. Decimato dalle perdite sul campo, l’esercito birmano ha reclutato forzatamente uomini provenienti dalla minoranza di religione musulmana per inviarli in prima linea nella battaglia con l’Arakan Army, nello Stato di Rakhine.

Sette operatori umanitari della Ong americana World Central Kitchen sono morti in un attacco israeliano al centro della Striscia di Gaza mentre viaggiavano a bordo di un convoglio guidato da un palestinese, anch’egli rimasto ucciso nell’attacco.

Taiwan, la costa orientale devastata da un violento terremoto. Diverse vittime e più di 800 feriti il bilancio del violento sisma. Crollati circa 97 edifici, per ora si contano più di 120 disperse persone sotto le macerie

Kenya. Ananas Del Monte, frutti amari. Stupri, picchiaggi, aggressioni armate, torture e almeno sei persone uccise. Sulle violenze operate dalle guardie di sicurezza della multinazionale contro la popolazione locale all’interno dell’enorme piantagione è in corso un processo per violazioni dei diritti umani.

I bambini indigeni della riserva Yanomami in Amazzonia soffrono di disabilità, deterioramento cognitivo e malnutrizione a causa della contaminazione dell'ambiente da mercurio, utilizzato dalle miniere illegali per l'estrazione dell'oro.

Nell'ultimo anno un'escalation di violenza nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), ha costretto la chiusura di 540 scuole, esponendo i bambini al rischio di reclutamento da parte delle forze armate e al lavoro. 

La produzione negli opifici abusivi cinesi di abbigliamento e accessori, venduti poi con marchio Giorgio Armani, era «attiva per oltre 14 ore al giorno, anche festivi», con lavoratori «sottoposti a ritmi di lavoro massacranti» e con una situazione caratterizzata da «pericolo per la sicurezza» della manodopera, che lavorava e dormiva in «condizioni alloggiative degradanti». E con paghe «anche di 2-3 euro orarie, tali da essere giudicate sotto minimo etico».

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

In occasione della Giornata Mondiale della Salute di oggi 7 aprile, l’Unicef ha reso noti i primi risultati del servizio “Here4U”. La piattaforma è riuscita ad aiutare oltre 2 mila ragazzi. I giovani tra i 19 e i 24 anni rappresentano la fascia più numerosa con 505 casi, seguiti da quelli tra i 16 e i 18 anni con 324 casi. Le esigenze per cui sono stati aiutati includono principalmente supporto legale, psicosociale e salute mentale.

Sudan, nonostante il conflitto i comboniani aprono una clinica per le cure palliative per i malati terminali "Aiutiamo chi è 'scartato' dalla guerra".

Gli oltre 250 bambini della scuola Kuriga sequestrati da uomini armati in un rapimento di massa nel nord-ovest della Nigeria all'inizio di questo mese sono stati rilasciati.

Sicilia, corridoi lavorativi per salvare vite umane e sostenere l'economia. Aziende di Bronte e Valledolmo offriranno lavoro stagionale ai cittadini marocchini che verranno formati nel loro Paese. Lo prevede il protocollo d'intesa firmato a Palermo tra associazione Lavoratori Stranieri Sicilia e Consorzio Umana Solidarietà e l’Unione Generale dei lavoratori marocchini.

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Gloria, gloria in excelsis Deo…

Vieni, Signore, ed entra nei nostri chiusi cenacoli perché abbiamo tutti di tutto paura. E poiché la tentazione di chiuderci in antichi steccati è sempre grande, vieni ed abbatti le porte dei cuori, le diffidenze e i molti sospetti soprattutto fra quanti dicono di crederti. Amen

Atti 4, 32-35 1Gv 5, 1-6;

Gv. 20, 19-31

19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

***

In questo brano abbiamo la prima delle due conclusioni del Vangelo di Giovanni: “…Ma questi (i segni) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”. Il capitolo successivo è un'aggiunta ecclesiale assai significativa.

Avere la vita nel nome di Gesù, significa fare della nostra vita la manifestazione della sua risurrezione.

Nel racconto di atti 4, 32-35, la prima lettura, la Chiesa delle origini manifesta la risurrezione di Gesù attraverso una vita di condivisione: “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva…Il ricavato veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”. Il “nome” di Gesù, ovvero la realtà della sua presenza vivente, comincia a manifestarsi laddove scompare la mentalità privatistica del “mio” e del “tuo” per rendere possibile la nostra originalità più radicale: la fraternità.

Gesù risorto attraversa così la porta di chi si chiude in sé stesso accumulando beni e risorse per proteggersi dagli altri. Con lui, l’altro, ogni altro non è più una minaccia alla propria sicurezza.

Invece, la sera di quel giorno, discepoli abitano la stanza della paura. Gv. rende questo clima con alcune espressioni: caduta la notte e le porte chiuse (sprangate).

Gesù, rendendosi presente dentro le paure, svela l’inconsistenza della loro chiusura, di ogni chiusura perché vi entra con l’amorevolezza inesauribile di colui che prima di morire si piegò a lavare i piedi. Grazie a quell'amore certo, la comunità delle discepole e dei discepoli può lanciarsi e sbilanciarsi fino ad osare la profezia del primo giorno dopo il sabato. Ecco perché il saluto di Gesù si realizza nel dono della pace-shalom come un restare in piedi nella vita, senza timori, come possibilità di realizzare le promesse di bene di cui ogni essere è portatore. Il dono diventa poi un incarico: Vi dono nolo shalom, rimettete i peccati. Vale a dire, riportare le situazioni umane in un orizzonte di giustizia e di verità.

Mi sono spesso interrogato sulla consegna di Gesù ai suoi di “rimettere i peccati”. Dobbiamo riconoscere che nel corso dei secoli i ministri della chiesa hanno operato una sorta di sequestro teologico, avocando a sé il potere (arbitrario) di accordare o negare il perdono delle colpe.

In altri termini, la chiesa ha letto in queste parole del Vangelo il conferimento di una potestas giuridico-canonica riservata ad alcuni mediatori. Eppure Gesù non ha emanato un decreto, ma ha soffiato l’alito; ciò che di lui è più intimo, vitale e misterioso.

Il per-dono, ossia il dono- per- il -dono, il dono che prescinde dal merito, non corrisponde esattamente a un’assoluzione di carattere forense; non è il colpo di spugna! È un’esperienza che sgorga dal di dentro sia per chi la offre come per chi la riceve. Un alito dal profondo come il respiro di Dio che nella creazione dà vita alle cose che ancora non sono.

Trovo molto bella l’espressione “rimettere i peccati”.

Il peccato, più che un’infrazione di una regola morale, è sostanzialmente una chiusura, un blocco, un peso che opprime e schiaccia. Perciò si tratta di un rimettere in piedi chi è schiacciato; un far rivivere (risuscitare) una relazione bloccata dal risentimento e dal sospetto; un ridare credito alla fiducia; un onorare la dignità distribuendo a ciascuno secondo il suo bisogno. Tutto ciò è rimettere i peccati e consentire che “la vita nel nome di Gesù” manifesti la sua risurrezione.

Chi, con Gesù, opera il passaggio dal risentimento al perdono, avverte dentro di sé la potente leggerezza dello shalom.

Talvolta, nell’attesa di una rivincita per un’offesa subita, con l’immaginazione accarezziamo il momento in cui l’altro cade umiliato davanti a noi, costretto a rimangiarsi tutto.

Mentre le migliori energie interiori si consumano dietro questo film, ci sembra di provare una sensazione di appagamento liberatorio. Invece ogni aspettativa di soddisfazione lascia spazio ad una intossicazione velenosa che ci disumanizza dal di dentro. Il veleno in noi va montando e le migliori energie si disintegrano.

Accogliere l’alito di misericordia del Signore e intraprendere la via del perdono (per-il-dono) porta ad avvertire che i primi beneficiari della guarigione siamo noi. Il veleno del rancore perde il suo principio attivo e, passo dopo passo, possiamo gustare intensamente il profumo della pace: Vi do la mia pace!

Occorre prendere parte al progetto di una nuova creazione sulla quale ormai il Signore ha già effuso il suo Soffio vitale. Questo è “avere la vita”.

Alla fede, che rompe con i “mondi chiusi”, si perviene attraverso un cammino da cui non è esente il dubbio e la perplessità (Tommaso è presentato come il “gemello”, lui è come noi, noi siamo come lui). Egli non perviene alla fede perché il suo bisogno probatorio ha raggiunto gli elementi sufficienti per credere, ma perché anche lui si trova di fronte a quei segni che lo riportano all'amore incondizionato e inesauribile. Se si fosse trattato di soddisfare il desiderio di avere delle prove, sarebbe bastato constatarne la presenza, invece, è invitato a toccare (entrare in contatto) con i segni di quell'amore. La fede non nasce dalle prove ma dall'amore. Infine, è assieme agli altri che si giunge a superare le strettoie del dubbio e si perviene alla commovente adesione fiduciosa. Lo sguardo fisso sui segni dell’amore fedele (guarda…tendi la mano) consente di rimanere uniti agli altri nonostante tutto. Possiamo rimanere con le nostre paure, fatiche, immaturità ecc. perché l’amore fedele non abbandona nessuno.

Salmo 117

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!


Meditazione Domenica delle palme - B

 


Tu sei l'unico re che ha voluto morire e non mandare a morte nessuno; andato a morte perché nessuno morisse invano. Noi non vogliamo altro re, o Signore. E tu dici a ciascuno di noi: “Non temere, corri il rischio di seguirmi di nuovo in ogni momento.

***

Mc. 11, 1-10

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

«Osanna!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!

Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

Osanna nel più alto dei cieli!».

***

La nostra attenzione è subito portata verso il puledro. Esso si trova nel villaggio “di fronte”. È uno spazio di fronte a Gesù che simbolicamente è altro da lui, possiamo pensare: alternativo a Gesù, opposto a Gesù. Potrebbe essere intenzione dell’autore segnalare in questo modo una certa contrapposizione tra Gesù e i dirigenti che gestiscono il tempio ed opprimono la vita del luogo.

Contestualizzato così, il racconto che spende non poche attenzioni per l’animale, intende citare un passo del profeta Zaccaria 9. 9: “Ecco il tuo re viene: egli è giusto e vittorioso, è mite e cavalca sopra un asino, sopra il puledro, figlio d’asina”.


La citazione quindi ci parla di un messia mite e non violento. Ma quell’animale, che si trova nel villaggio “di fronte”, è legato e va sciolto. Come dire: il messianismo non violento è sempre stato impedito. Appunto, occorre liberarlo. Nessuno infatti vi è mai salito sopra, ossia la profezia di cui parla Zaccaria non si è mai realizzata. Ora è giunto il momento.

Ad ogni buon conto, il fraintendimento nei riguardi di Gesù quale messia di potere non s’interrompe: Stendono a lui i mantelli in segno di volontà di sottomissione come racconta 2 Re 9, 13: “Quelli allora s’affrettarono a prendere ciascuno il proprio mantello, lo stesero sotto di lui, sopra i gradini, poi suonarono la tromba e proclamarono: Ieu è re!” .

Alcuni segnano avanti il cammino di Gesù quasi volessero indicargli la strada e altri lo seguono. Si tratta di fare chiarezza in noi davanti a questo possibile equivoco. Chi lo precede, vorrebbe vedere in lui la forza e la potenza come nel guerriero re Davide: lo chiamano Figlio di Davide.

Gesù li deluderà.

Il suo ingresso lo porterà ad andare oltre il luogo trionfale del tempio. Andrà nella sala superiore, dove nel gesto del pane spiegherà il senso di tutto il suo cammino: offrirà pane spezzato perché così è stata tutta la sua esistenza.

Chi ne fa memoria si comprometterà per sempre con questo suo stesso cammino.

***

La prima lettura di questa Domenica delle Palme è il III° Canto del Servo di Jhwh

Is 50, 4-7

Fin dalle prime battute si comprende che il ministero del Servo avviene tramite la Parola. Una parola che ha una funzione di efficacia terapeutica. Essa infatti viene rivolta a chi si trova nella sfiducia, ha in sé la prerogativa di sollevare dalla depressione.

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.

Le parole, e soprattutto, la Parola biblica è come una carezza che ci dice quanto siamo amati, stimati, oggetto di sollecitudine di una tenerezza che ci avvolge. Il Servo chiamato per la “Parola” destinata a sostenere lo sfiduciato, è però uno che si esercita per primo all’ascolto. Il suo servizio ha come presupposto la capacità di ascolto. Un ascolto sempre nuovo:

Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.

Risulta evidente dal testo che non solo il suo ascoltare, ma anche la stessa capacità di ascoltare è il frutto di un dono che riceve dal Signore. Anzi, il Signore compie, per così dire, un’azione-intervento negli orecchi del Servo.

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio

Di che qualità d’ascolto si tratta? Di un ascolto obbediente, ossia coinvolgente fino al punto da implicare una scelta di non resistenza e di non tirarsi indietro.

e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Il vero senso dell’obbedienza lo troviamo infatti in un ascolto attento, non nella mera esecuzione di ordini. La stessa radice della parola obbedire deriva da un verbo ascoltare “ob-audire”, cioè scoltare con attenzione.

Il Servo ascolta con disponibilità Dio che si manifesta negli eventi del suo tempo e del suo popolo, egli, in altre parole, ascolta Dio nei fatti. Ed è appunto su questi fatti eventi che interviene per essere luce e trarre dalle tenebre. Ma per questo suo servizio deve pagare dei costi molto alti: egli non incontra solo delle difficoltà ma addirittura persecuzioni.

Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”.

D’ora in poi, il tema della sofferenza, collegato al ministero del Servo, è sempre più evidente. Si fa strada cioè un aspetto del mettersi a disposizione del piano del Signore che non percorre più, come nel caso del Servo re, le vie del successo ma piuttosto quelle della sofferenza e del fallimento. È un momento in cui la riflessione d’Israele passa sulle lame del rasoio ed affronta la messa in crisi della tradizionale teologia retributiva che vedeva nel successo il segno evidente del favore divino e nell’insuccesso, il segno opposto. No! Con l’esperienza del Servo le cose non vengono più viste in questa maniera perché s’intuisce che Dio ha bisogno di collaboratori che per amore sanno anche soffrire.

Non si tratta evidentemente di crogiolarsi nel dolorismo della sofferenza fine a se stessa, come se Dio fosse appagato dal dolore. Certo però che il dolore è spesso il costo elevato da pagare per essere fedeli nella lotta contro lo sfruttamento e l’ingiustizia. Varrebbe la pena interrogarci seriamente sulla nostra capacità di sofferenza, di lotta al male, di disponibilità a perdere i nostri vantaggi personali.

Credo che oggi valga la pena sottolineare queste cose perché spesso si cerca di impostare le cose in modo da evitare fastidi, anzi, perfino nella vita di sequela di Gesù si cerca la cosiddetta “realizzazione di sé”. Non ci rendiamo conto che su questa strada costruiamo dei mostri di egoismo autocentrati ed incapaci di aprirsi agli altri? Non è forse questa la tragedia del nostro occidente “sazio e disperato”? Ma cos’è la maturità se non accorgersi che il centro di sé deve essere spostato al di fuori di sé?

Dichiarata la disponibilità, il Servo riposa nella fiducia:

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Quando le scelte di vita si appoggiano sulla Parola, la nostra debolezza si trasforma in forza, la forza di chi è libero e non ha più nulla da perdere. I potenti, di fronte ad essa tremano. La fiducia nell’efficacia della Parola è tale da conferire una maestosa dignità che mette in crisi tutte le logiche di successo delle apparenze sfornate dal potere.

Salmo 21

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Meditazione Va Domenica di Quaresima B

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore

Almeno 23 bambini nel nord della Striscia di Gaza sono morti per malnutrizione e disidratazione nelle ultime settimane, andando ad aggiungersi al crescente numero di bambini uccisi nella Striscia durante il conflitto in corso - circa 13.450 secondo quanto riportato dal Ministero della Salute palestinese, sottolinea l'Unicef nel suo comunicato.

Di certo, la strage c’è stata. Qualcuno ha sparato raffiche sulle centinaia di persone che si accalcavano attorno al convoglio che portava viveri nel nord della Striscia di Gaza dove ci sono 300mila palestinesi e si muore di fame. Sul terreno sarebbero rimasti 21 morti e 155 feriti.

Siria, Unicef: quasi 7,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria. Più di 650mila bambini sotto i 5 anni sono colpiti da malnutrizione cronica. Quasi la metà dei 5,5 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni non vanno a scuola. Sono sfollati più di 13 milioni di siriani, circa la metà della popolazione prima del conflitto

Migranti, Almeno 60 migranti morti in mare di fame e di sete.I racconti dei 25 sopravvissuti presi a bordo da Ocean Viking: morte alcune donne e un bimbo. Barca lasciata alla deriva 7 giorni tra la Libia e la Sicilia. Le Ong tedesche: ci impediscono i soccorsi. E altre 10 vittime del mare fra Tunisia e Canarie. L'Oim: "Almeno 215 i migranti già inghiottiti dal Mediterraneo dall’inizio di quest'anno".

'I gruppi armati reclutano i bimbi indigeni colombiani'. Le Nazioni Unite denunciano gli abusi dei gruppi armati contro i bambini indigeni in Colombia, reclutati con la forza fin dalla prima infanzia: alcuni piccoli tentano di suicidarsi, altri ci riescono, tutto per evitare di entrare nelle file dei criminali. I bambini vengono strappati alle loro famiglie anche a 6, 7, 8 anni.

In Ecuador gli indigeni respingono i progetti minerari del Governo. Le popolazioni indigene della provincia di Cotopaxi in Ecuador hanno annunciato nuove proteste contro lo sfruttamento minerario delle regioni dell'Amazzonia ecuadoriana.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

Il messaggio di Papa Francesco al convegno tenuto a Roma sul problema della tratta: "La tratta di esseri umani è una piaga sociale" e "una forma moderna di schiavitù che viola la dignità della persona e i suoi diritti". Il Papa "incoraggia ad agire con responsabilità e determinazione per contrastare questo drammatico fenomeno globale che colpisce particolarmente donne e bambini vittime di conflitti, migrazioni e abusi di ogni genere".

A Scampia il 12 marzo si è tenuto l’incontro nazionale dei giovani in servizio civile. L’appuntamento annuale celebrato nella memoria di san Massimiliano di Tebessa, martire nel 295 d. C. per non essersi sottoposto al servizio militare a causa della sua fede. Il direttore di Caritas Italiana don Pagniello: ribadiamo il rifiuto della violenza e della guerra.

Acqua che salva la vita, parte la raccolta fondi di Oxfam. Nel mondo 1 persona su 4 non ha accesso all’acqua pulita. Una condizione che, sommata alla mancanza di igiene, causa la morte di 1.000 bambini al giorno. Con la raccolta fondi Oxfam intende portare acqua pulita, serbatoi, latrine, cibo e beni di prima necessità a migliaia di famiglie che vivono in condizioni di emergenza umanitaria.

***

Anche tu, Gesù, sei stato tentato di tornare indietro, di sottrarti alla tua missione: anche tu a chiedere nell'imminenza della notte orrenda, “che debbo fare? Fuggire?”. Tutto si può fare ma non fuggire al proprio destino. Solo che tutto si può compiere per amore. Amen

Ger 31, 31-34 Eb 5, 7-9

Gv 12, 20-33

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono:

«Signore, vogliamo vedere Gesù». 

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro:

«È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.

Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». 

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato».

Disse Gesù:

«Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

***

Le parole e i gesti che hanno accompagnato Gesù, stanno per condensarsi in momento preciso: la sua ORA.

I vari momenti dell’esistenza possono essere raccontati separatamente gli uni dagli altri, ma se vogliamo coglierne il significato profondo, ovvero la relazione interna che li tiene unificati, occorre prestare attenzione a quel momento, o a quei momenti, in cui le differenti circostanze si condensano. A partire da queste condensazioni, è possibile intravedere ciò che tiene legate le differenti congiunture di una vicenda umana.

L’evangelista Giovanni chiama quel momento “L’ORA di Gesù”. È il momento ermeneutico di tutto ciò che precede e segue la sua vicenda, parole, gesti, segni… In particolare, il nostro brano segna l’inizio di quest’ORA.

La prima coordinata che il testo ci presenta è la FESTA, è la Pasqua. Un enorme afflusso di presenze si concentra nella città santa.

Il racconto è come strutturato all’interno di una tensione bipolare: la FESTA, che attrae persone diverse verso il tempio e Gesù che, innalzato da terra, attirerà tutto a sé. I racconti che precedono il testo testimoniano un crescendo, da un lato, di consenso attorno a Gesù e, d’altra parte, aumenta l’ostilità nei suoi confronti particolarmente da parte dei dirigenti. Infatti, il nostro brano è anticipato da una loro dichiarazione: “Ecco, il mondo è andato dietro lui”. E immediatamente, dei greci, quindi non giudei, chiedono a Filippo di entrare in contatto con Gesù.

All’interno di questa polarità avviene la manifestazione di Gesù, la sua ORA.

Leggendo il brano, non può sfuggirci una serie di paradossi.

  • Primo fra tutti, la prospettiva di una morte in croce - quando sarò innalzato – è una gloria, non una sconfitta.

  • Persone estranee alla tradizione giudaica – alcuni greci – vanno verso la festa, in realtà si muovono per vedere Gesù (qui il verbo vedere è più del semplice guardare, significa capire, comprendere accogliere …), ne sono già attratti. I greci si rivolgono a uno che porta un nome greco, Filippo, il quale, a sua volta, si rivolge ad Andrea, anche lui con un nome greco. Poi, i due insieme vanno da Gesù. Insomma, il contatto richiesto all'inizio non avviene in modo immediato. Forse Giovanni intende far capire che per la chiesa delle origini aprirsi al mondo extra giudaico non è avvenuto immediatamente, ma c'è voluta una certa riflessione. In ogni caso, l’attrazione che esercita Gesù sull’umanità è totale, è per tutti al di là di ogni forma di appartenenza culturale, sociale o religiosa.

  • Infine, la piccola parabola del chicco di grano, che muore per dare vita, è la sintesi della vicenda paradossale di Gesù e di coloro che lo seguono. Anzi, è la chiave interpretativa di ogni esistenza. Il seme ed il suo percorso è VITA, fecondità, crescita. Non serve un’analisi particolarmente complessa per intuirne la forza simbolica. È tuttavia drammatico se questo processo lo applichiamo alla vicenda di una persona perché implica un consumarsi, un perdere la vita, un morire.

A margine di questi pochi rilievi, ci sarebbe da domandarsi in quale misura la nostra esperienza di fede fa credito alla paradossalità del Vangelo. Sovente, nella vita concreta dei credenti e delle chiese sembra emergere piuttosto lo sforzo di un annuncio che va d’accordo con ciò che chiamiamo “buon senso”, in realtà si tratta di equilibrismo benpensante.

In questa cornice dell’ORA Gesù manifesta a tutti la sua “GLORIA”, giudei e greci (noi possiamo aggiungere: credenti e non credenti).

Se la nostra immaginazione intorno all’idea di GLORIA sconfina in qualcosa di trionfale e di sublime, è bene comprendere che per il Vangelo di Giovanni, la realizzazione di ciò che a uno sta veramente a cuore, insomma, lo scopo principale della sua vita per il quale uno è disponibile perfino a dare la via, a consumarsi per esso, quella è la sua GLORIA.

In Gesù, la sua GLORIA, ossia il desiderio profondo della sua vita coincide con lo stesso desiderio che sta a cuore al Padre: curare, guarire, liberare, perdonare, risuscitare, servire, amare l’umanità. È il sogno di Dio che Gesù manifesterà pienamente nel corso della lavanda dei piedi CHINANDOSI fino a dove l’umano è più terra terra, più basso, più sporco, più in difficoltà.

Tutto questo è straordinariamente annunciato nella piccola parabola del chicco di grano.

La prima polarità, quella della FESTA, trova la sua GLORIA nel vivere in funzione di se stessa.

Quante istituzioni, comprese quelle religiose, sono prigioniere di questa idea! È un modello assunto da molti, i quali, nel mettere se stessi al centro di tutto, credono così di realizzare il proprio progetto di vita. È la GLORIA mondana che ogni forma di potere cerca di attribuire a sé. Il chicco rimane si intatto, ma sterile.

Chi, invece, obbedisce all’attrazione di Gesù, nell’amore verso l’umanità, realizza la GLORIA DI Dio, cioè il sogno del Padre che Gesù ha svelato – Chi vuole collaborare con me, mi segua, e così, là dove io sono, sarà anche colui che collabora con me. Chi collabora con me il Padre lo onorerà. – Siamo ai fondamentali della mistica politica. I chicchi che muoiono, dunque, sono i discepoli e le discepole di Gesù la cui esistenza è piena di contatti, perché si lasciano spogliare dei loro privilegi; accettano di contaminarsi con le fragilità terrestri affinché il sottile strato di glutine che avvolge il germe nel chicco di frumento, marcendo, permetta alla vita del germe di sbocciare e svilupparsi in altri chicchi di grano.

Forse in questo tempo in cui prevale l’introversione e la preoccupazione di proteggere se stessi, si finisce per implodere e spegnersi dentro. Se, nonostante tutto, continuiamo a interessarci del bene di tutti, in noi non vincerà la tendenza depressiva.

Il paradosso della piccola parabola è più realista di quanto non possa sembrare: - Essere attaccati alla propria vita è distruggersi, disprezzare ciò che questo sistema mondano propone come garanzia di sicurezza è conservarsi per una vita definitiva.

La vera GLORIA-PASQUA- FESTA non è quella che all’inizio del brano veniva chiamata FESTA, quella vera è la totale autoconsegna di sè per tutti, Giudei e Greci, vicini e lontani.

È il nuovo paradigma che scalza il principio attivo del sistema oppressivo - ora il capo di questo ordinamento sta per essere cacciato fuori; infatti io, quando sarò innalzato da terra, trarrò tutti a me. Questo lo diceva indicando il genere di morte di cui stava per morire. 

Il paradosso continua con notevole efficacia di contrasto perché, in realtà, ad essere cacciato fuori sarà Gesù. Questo è quanto emerge dalle evidenze del criterio mondano, però non così è il punto di vista di Dio. Per lui e per Gesù, la sua morte in croce non è il seguito di una sentenza di condanna che si consuma sulla croce, ma il compimento di un percorso motivato dall’amore.

E se tutto ciò è un giudizio, un punto di riferimento, un paradigma, sarà bene decidersi verso quale dei due poli decidiamo di lasciarci attrarre.


Salmo 50

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.


Meditazione IV Domenica di Quaresima B

 


Ricordiamo davanti a te, o Signore

    Nigeria. Scomparse mentre scappavano dal campo dove erano rifugiate nella città di Gamboru, preso di mira dai ribelli nel nord-est della Nigeria. Sono fra 50 e 300 le persone, donne soprattutto

    Haiti, caos e violenza: nuovi attacchi delle bande armate contro istituzioni pubbliche. Si intensificano le sparatorie in varie parti della capitale, mentre le gang prendono d’assalto l’aeroporto Toussaint Louverture, causando scontri a fuoco con esercito e polizia e accrescendo uno stato di forte tensione. Il bilancio degli scontri, finora, è di almeno 12 morti e numerosi feriti.

    Almeno 6 persone hanno perso la vita e altre 4 sono rimaste ferite a causa delle alluvioni che hanno colpito il centro del Malawi la scorsa settimana. Al momento sono oltre 14mila gli sfollati che hanno trovato rifugio nei centri di accoglienza.

    Teheran. Due giovani donne sono state arrestate a Teheran dopo che un video sui social le ha mostrate mentre ballavano in strada per la Giornata della donna e per festeggiare il Capodanno iraniano, che inizierà il 20 marzo, in piazza Tajrish, a nord della capitale. Sono state accusate di "comportamento contrario alle norme sociali".

    Almeno 35 persone, tra cui 22 bambini, sono morte e altre decine sono rimaste ferite a causa delle piogge gelate e delle inaspettate nevicate che hanno colpito alcune aree remote del Pakistan durante il fine settimana. La maggior parte delle vittime è rimasta schiacciata dalle frane che hanno travolto le abitazioni.

    E' salito a cinque il bilancio dei palestinesi rimasti uccisi da lanci difettosi di pacchi di aiuti umanitari oggi a ovest di Gaza City.  Un portavoce militare giordano ha riferito che oggi su Gaza sono stati condotti nove lanci di aiuti ''con la partecipazione di Egitto, Usa, Olanda e Belgio''.

    Egitto: a Rafah il business dell’accoglienza dei palestinesi  A Gaza i missili israeliani continuano a colpire i civili stremati. A Rafah, in Egitto, centinaia di persone cercano di portare in salvo amici e famigliari bloccati dall’altra parte del muro. Ma il prezzo richiesto dall’agenzia che stila la lista di chi può passare il valico è altissimo.

    8.565 le persone migranti morte lungo le rotte migratorie in tutto il mondo nel 2023. Un numero record. Il più alto mai registrato prima. Un numero in crescita del 20% rispetto al 2022, quando le vittime migranti erano state 7.141. A dirlo il progetto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM)

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

    Un diploma per celebrare l'8 marzo: il coraggio delle afghane. Dal ritorno dei taleban le ragazze non possono proseguire la scuola dopo le elementari. Ma tante cercano modi alternativi per istruirsi. Cinquanta di loro hanno appena terminato il primo livello e hanno improvvisato oggi una piccola cerimonia di ricorrenza degli attestati. Avvolte nei loro veli hanno preso dalle mani delle coordinatrici il certificato e lo hanno mostrato con orgoglio per la foto di gruppo. Al termine, nonostante la musica sia vietata, hanno intonato in daari - una delle lingue maggiormente diffuse in Afghanistan - un canto: «Anche se tutto il mondo è contro di me, anche se non ho tutte le risposte e forse nemmeno più domande da fare... Continuerò a provare e provare, non importa quante volte cadrò, non importa quante volte perderò, andrò avanti».

Papa Francesco: “Credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore»

Signore Gesù, tu ci ami. Caricandoti di tutto, ci apri una via verso la pace di Dio, lui che non vuole né la sofferenza, né la morte, né la miseria umana, ma ripete instancabilmente: Il mio amore per te non se ne andrà mai. Amen


2 Cr 36, 14-16. 19-23; Ef 2, 4-10

Gv 3, 14-21

Gesù disse a Nicodemo:

14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

18 Chi crede in lui non è giudicato; ma chi non crede è già stato giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.

21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

***

Dialogo notturno tra Nicodemo e Gesù.

Nicodemo è sinceramente in ricerca di verità e di luce per la sua vita. Sincera è pure l’ammirazione che egli prova per Gesù.

Tuttavia, appartiene ad un mondo di oscurità. La sua religiosità è fondata su una tradizione di regole e consuetudini che non conoscono il primato dell’amore per le persone. Il suo dialogo con Gesù è frutto di una ricerca che vivrà come lento passaggio dalle tenebre alla luce.

Le tenebre sono il mondo del gruppo cui appartiene Nicodemo. Un sistema teocratico che pretende di realizzare salvezza a partire da un proprio progetto, trascurando la cura, il rispetto e la benevolenza per l’umanità. Nicodemo ha l’onestà di avvertire che il progetto cui ha finora aderito scricchiola. Egli sente stima e attrazione per Gesù. Tuttavia, ha bisogno delle sue parole per capire e capirsi.

La luce è l’iniziativa che Dio manifesta in Gesù, l’uomo che ha fatto dell’amorevolezza per l’umanità una priorità. Entrare nel dono di questa visione delle cose è nascere; sentirsi generati in un intreccio di relazioni che fanno vivere. Insomma, Dio fa vivere, non mortifica nulla dell’umano. Il suo dono è amorevolmente costante, fedele e permanente. È vita eterna.

Tra le due prospettive, tenebre e luce, è aperto addirittura un dibattimento processuale: si parla di giudizio. Alla fine le tenebre emetteranno una dichiarazione di condanna: innalzeranno l’Unigenito. In realtà, quell’innalzamento è il massimo dell’abbassamento. Ma in quella sentenza di condanna c’è il compimento di un disegno d’amore. “Attirerò tutto a me”. La dichiarazione di Gesù è chiara: l’amore esercita sempre attrazione. E forse è a questa attrazione che lo stesso Nicodemo sta obbedendo L’amore è condannato dalle tenebre ma in realtà vince. Dio vince con l’amore non con la forza del dominio. Per Gesù questo è molto chiaro, non altrettanto per Nicodemo il quale, a quel dialogo notturno s’era recato con la segreta speranza di attirare Gesù nel suo partito.

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”. Abbiamo davanti a noi una riflessione dell'evangelista su Gesù. L'innalzamento di cui si parla ha come riferimento il momento della croce. Gv. quindi scrive alla luce di un evento già accaduto le cui conseguenze però sussistono anche in seguito.

Il gioco luce – tenebre suggerisce immediatamente che il contenuto del dialogo è un confronto tra due prospettive di realizzazione di vita (due offerte di salvezza).

Quella rappresentata da Nicodemo, ha una certa valenza istituzionale, etico-religiosa, normativa, teocratica, politica. Insomma, si tratta di una salvezza che passa attraverso una qualche forma di potere. Per Gesù, ogni dominio giudica, separa ed esclude.

Quella di Gesù che non si muove nel senso del dominio, anzi, si qualifica come la via dell'innalzamento del Figlio dell'Uomo, dove per innalzamento, come s'è detto, Giovanni intende il massimo dell'abbassamento: la morte in croce di Gesù. È chiaro che qualsiasi prospettiva di potere sugli altri non appartiene alla visione di Gesù.

Sul crinale di questi due versanti, quello rappresentato da Nicodemo e quello rappresentato da Gesù, si gioca il crederci o il non crederci che, nel Vangelo, non corrisponde a aderire o meno ad una verità attraverso la convinzione della mente, significa invece prendere o non prendere la decisione di orientare la vita secondo il versante di Gesù. In pratica, credere è scegliere la sua strada perché si è convinti che va percorsa fino in fondo; perché si è convinti che quella è la verità della vita, perché la sua parte è quella vera, quella giusta ecc. evidentemente si tratta di un problema aperto per le chiese di tutti i tempi, non per chi è ateo e non ha alcun riferimento religioso riferimento religioso.

Allora il centro del testo da cui dipende tutto il resto è

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”.

Ha offerto una relazione basata sull'amore, su un incontro di vita, su una esistenza, non su un codice o su un sistema organizzativo. È una relazione con il figlio perché tutti entrino nella figliolanza.

QUESTO FIGLIO AMA, NON DOMINA (non toglie nulla ad alcuno – non chiede sacrificio della vita – sottrae umanità). Spende la sua vita per dare vita. In concreto, è un amore che tende alla promozione dell'altro. Nel Vangelo di Giovanni, questo amore che sostiene la piena promozione di umanità nelle persone è chiamato vita eterna perché è ciò che rimane veramente.

Qui sta il giudizio, vale a dire il criterio di orientamento che è luce per chi lo accoglie. Una comprensione delle cose totalmente altra rispetto a chi non l'accoglie, il quale, da solo si autoesclude dalla partecipazione a questa bella opportunità.

Gli illuminati da questa luce-visione, a loro volta ameranno (promuoveranno) gli altri, le cose, la terra. A tutto danno vita, non sono predatori che sottraggono vita.

Questo amore è vita perché è fondato sulla relazione (col figlio e da figlio), non un vago sentimentalismo. Le relazioni sono sempre generative: generano novità, generano speranza, riconciliazione e condizioni umane sempre nuove.

Salmo 136

Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.
Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

Meditazione IIIa Domenica di Quaresima B

 



Ricordiamo davanti a te, o Signore

L'uccisione di oltre un centinaio di civili, a Gaza City. Secondo le autorità sanitarie della Striscia, almeno 112 i palestinesi morti e 760 quelli rimasti feriti dopo che l’esercito israeliano ha aperto il fuoco su una folla accalcata presso un convoglio di aiuti umanitari.

Quasi 1.000 miliardi di dollari (959) sono stati utilizzati in due anni dalle istituzioni finanziarie globali per sostenere la produzione e il commercio di armi. A denunciarlo è il rapporto “Finanza per la guerra. Finanza per la pace”. «Le banche e l’industria finanziaria non sono semplici intermediari di denaro, ma agenti critici del cambiamento» si legge nella premessa del rapporto.

Le dense foreste interne dell’isola di Gran Nicobar, nell’Oceano Indiano, sono la loro dimora. Eppure, gli Shompen, uno dei popoli indigeni più remoti della Terra, rischiano di essere cancellati dal pianeta. A minacciarli è un progetto da 9 miliardi di dollari del governo indiano che prevede la costruzione di un gigantesco porto, una città, un aeroporto, una zona industriale, una centrale elettrica e l’arrivo di 650.000 coloni.

Strage di Cutro, veglia all’alba sulla spiaggia per ricordare le vittime di una “notte nera”. Pianti, canti e preghiere alle 4 del mattino nello stesso luogo del naufragio di un anno fa. Centinaia di persone strette intorno a superstiti e familiari di morti e dispersi. La testimonianza di Mohammed, sopravvissuto: “Non so perché sono vivo, soffro per non aver potuto salvare i bambini”.

Burkina Faso, terroristi in chiesa e in moschea: dozzine di morti. La comunità cattolica di Essakane e quella musulmana di Natiaboani assalite ieri mentre erano in preghiera da uomini armati che hanno sparato contro i fedeli.

Oltre 20 corpi senza vita sono stati recuperati in mare a nord del Senegal dopo il naufragio di un'imbarcazione di migranti che volevano raggiungere l'Europa, secondo delle testimonianze.

Signore, abbi cura di noi: Kyrie eleison...

Aiutaci a custodire la speranza

Porte aperte ai senza dimora, nel segno dell’inclusione.Inaugurata, alla periferia di Roma, Casa Arca degli Esposti, un innovativo condominio sociale dedicato all’accoglienza di uomini fragili che vivono in strada. Tre sono gli appartamenti previsti per un totale di 12 ospiti, tra i 18 e i 65 anni, sia italiani che stranieri,

Il Papa scrive a bambine e bambini: da soli non si può essere felici. Nella lettera d'invito alla Giornata che li vedrà protagonisti a maggio Francesco chiede ai piccoli di stare vicino ai coetanei cui hanno rubato l'infanzia: non dimenticare «chi di voi ancora così piccolo, già si trova a lottare contro malattie e difficoltà, all’ospedale o a casa, chi è vittima della guerra e della violenza, chi soffre la fame e la sete, chi vive in strada, chi è costretto a fare il soldato o a fuggire come profugo, separato dai suoi genitori, chi non può andare a scuola, chi è vittima di bande criminali, della droga o di altre forme di schiavitù, degli abusi. Insomma – riassume Francesco -, tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia».

Per la bontà che abita nel cuore umano e per coloro che si mettono a disposizione del bene, a te la lode e la gloria, o Signore: Misericordias Domini in aeterno cantabo.



Gesù, è il cosmo il tuo tempio, e il cuore delle donne degli uomini e di tutti gli esseri il tuo santuario: che tutta l’umanità, composta nell’amore, sia il tuo popolo. Amen

Es. 20, 1-17; 1Cor. 1, 22-25;

Gv. 2,13-25

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gesù.

Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.

Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».

I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».

Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».

Ma egli parlava del tempio del suo corpo.

Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Mentre era a Gesù per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.

***


Quanto abbiamo sentito nella prima lettura del libro dell’Esodo è un insieme di affermazioni che in buona sostanza sono indicazioni legislative, norme positive e negative. I cosiddetti dieci comandamenti, o meglio, le dieci parole.

Si tratta di regole di vita depositate nel cuore di ogni persona e già presenti nei codici legislativi anche delle antiche culture extrabibliche. Regole quindi che non sono state coniate dalla parola di Dio.

Nella lettura però esiste una specificità che non troviamo altrove. Si tratta della motivazione che la sostiene: “Io ti ho fatto uscire dall’Egitto”. Alla luce cioè della storia di alleanza che Dio vuole realizzare con l’umanità, queste dieci parole vogliono essere coinvolgimenti-legami che realizzano libertà. Ti ho fatto uscire dall’Egitto.

Ascoltando quanto ci dice la lettura, ci accorgiamo che si parla di rapporti che seguono due direttrici: una verticale, quella dei rapporti con Dio, e una orizzontale, i rapporti tra le persone. Noi realizziamo la libertà vivendo relazioni aperte a Dio e agli altri, relazioni che trovano il loro punto d’incontro nel cuore, ovvero nella coscienza.

A ben osservare, non ci si può sottrarre al fascino che esercita il messaggio di questa parola perché è tutto proteso ad onorare la dignità delle persone. In nome di questa dignità l’uomo non deve inventarsi dei padroni (non ti farai idoli), non deve prostrarsi, non deve divenire un essere servile, trascurare il riposo necessario per ricomporsi nella integrità.

Questo progetto di vita in cammino verso la realizzazione di un’esistenza libera e dignitosa è stato chiamato Torah. Purtroppo nelle nostre lingue l’abbiamo tradotta col termine legge, che per noi ha significato di codice freddo ed impersonale. Torah invece significa strada, cammino, via giusta, percorso ecc.

Riuscirà Israele a percorrere fino in fondo questo itinerario? Ci riusciremo noi? Pare che nessuno possa considerarsi un arrivato, ma ciò che conta non è nemmeno giungere alla pienezza. Per noi è importante muovere i passi che riusciamo a compiere nella direzione giusta.

La storia d'Israele, ma forse ogni storia, ha registrato degli ostacoli su questa strada. Si sono frapposti dei blocchi e così le regole non sono rimaste indicazioni per il cammino, quindi mezzi per raggiungere il fine ma si sono identificate col fine stesso.

La strada doveva portare all’incontro con Dio. All’unicità e al primato di Dio per ogni vita. Ciò era molto chiaro fin dalle prime affermazioni: “IO sono il Signore tuo Dio” era detto fin dall’inizio. In realtà, l’apparato religioso e la religione del tempio, si sono sostituiti allo scopo che dovevano favorire, ovvero all’incontro autentico con Dio.

Il testo evangelico, presentandoci l’azione di Gesù che manda all’aria le bancarelle dei rivenditori, non esprime semplicemente una forma di condanna per un mercato simoniaco di sfruttamento e di oppressione della gente, basti pensare che la famiglia del sommo sacerdote, Anna con il genero Caifa, controllava tutto il commercio delle macellerie dove venivano preparati gli animali destinati al culto sacrificale, egli compie dei gesti messianici che stanno ad indicare che è arrivato il tempo in cui occorre aprire la porta per uscire dal recinto chiuso. Gesti e parole che stanno ad indicare che è arrivato il tempo in cui alcune cose hanno fatto il loro tempo. Ogni religione del tempio è fuori tempo! Non è un caso che, nel Vangelo di Giovanni, tutte le volte che Gesù s’avvicina al tempio, accade qualcosa di strano. C’è una tensione senza soluzione di continuità tra la religione templare ed il rapporto con Dio come lo intende Gesù. Infatti, quello che introdurrà Gesù è altra cosa perché è il frutto della sua passione per l’uomo. Egli vuole che l’uomo possa camminare per la strada giusta e non sia imbrogliato dai monopolisti del sacro. Quindi. “Lo zelo della tua casa – dell’incontro vero – mi divorerà”.

Ma egli parlava del tempio del suo corpo”. Dunque, l’incontro con Dio non avviene più nel tempio, ovvero dentro canali codificati dall’apparato religioso, ma nel corpo, cioè nell’esistenza. Chiunque, come l’uomo Cristo Gesù, mette a disposizione la propria esistenza come spazio vitale dell’incontro con la tenerezza di Dio, questi realizza il “tempio del corpo”. D’ora in poi si fa esperienza di Dio quando si offre il corpo. Quando cioè ci si mette a disposizione degli altri attraverso ciò che si compie; quando semplicemente si percorre la strada della liberazione dell’uomo. Questo si intende per “offrire il corpo”!

La religione del tempio è una religione che codifica. Quella del corpo genera. Genera nuove situazioni di crescita, di amore, di compassione, di misericordia, di vita nuova ecc.

La nostra è una religione templare o corporea? Preghiamo affinché la Chiesa esca dal tempio per divenire corpo santo del Signore.


Salmo 18

La legge del Signore è perfetta,

rinfranca l’anima;

la testimonianza del Signore è stabile,

rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,

fanno gioire il cuore;

il comando del Signore è limpido,

illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,

rimane per sempre;

i giudizi del Signore sono fedeli,

sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,

di molto oro fino,

più dolci del miele

e di un favo stillante.